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Siberia è "un'estensione bianca e aliena che non finisce, che nessuno ara, che sarà sempre la stessa". È il luogo di un dolore sordo, che si incarna nel corpo, ossessiona la mente, deforma la lingua. È lo spaesamento generato dalla perdita prematura di un figlio sottrattosi prima ancora di uno sguardo. La straziante contraddizione di un seno gonfio di latte di fronte a un vuoto incolmabile. Daniela Alcívar Bellolio squarcia il velo del dolore e della morte senza filtri né addolcimenti, da una prospettiva intimamente femminile, quella di un io affranto alla ricerca di una luce. Una scrittura sperimentale e coraggiosa che scardina ogni ordine precostituito, fatta di schegge taglienti che attraversano il tempo e lo spazio, portandoci con sé fin nelle pieghe del paesaggio andino - lì dove la vita si manifesta in punti lampeggianti e isolati che a volte formano costellazioni e altre volte abitano la solitudine totale, lasciando una traccia proprio nell'imminenza della dissipazione.